A chi mette al centro i propri valori
A chi spera in una società più prospera e più giusta
Ai portatori sani di cambiamento
A chi desidera essere protagonista del proprio futuro

“Sono tempi cattivi, dicono gli uomini.
Vivano bene ed i tempi saranno buoni.
Noi siamo i tempi.”
Sant’Agostino

Introduzione

Oggi davanti alla confusione e alle incertezze del tempo, noi affermiamo con un Manifesto di 18 punti, solo e semplicemente: “Crediamo”.

Abbiamo valori e convinzioni che sono dentro di noi, nel codice etico della nostra Confederazione. In esso c’è l’impegno all’azione nel rispetto della morale e delle leggi. Siamo un’organizzazione grande, diffusa nel territorio.

Non possiamo limitarci alla rappresentanza degli interessi e all’azione di parte.

La società cambia.
L’economia si innova.

Dobbiamo stare dentro il cambiamento.

Siamo una comunità in cammino. Ricca, variegata che si muove nello spazio e nel tempo.

Con il Manifesto vogliamo rivolgerci a tutti. Imprenditori, professionisti,
collaboratori, operatori, clienti, tra gli uomini quanto tra le donne. Tutti. Se la realtà non piace (e non ci piace), abbiamo il dovere di lavorare e organizzarci per cambiarla.

Non possiamo voltarci dall’altra parte. Il nostro valore più forte è la libertà. Non
solo economica.

Dobbiamo esercitarla al modo di Giorgio Gaber quando cantava “la libertà non è star sopra un albero. Libertà è partecipazione…” L’Italia è bellezza, per cultura e arte, monumenti e natura.

Cui si legano alimentazione e gusto, turismo e moda. Ma la bellezza è amica dell’azione virtuosa, del progresso. Evoca modernità. Contrasta la dissoluzione.

È l’opposto di quel nichilismo, la malattia diffusa del nostro tempo. Non è, la nostra, una bellezza in sé. È “kalós kai agathos” come dicevano i greci. Il bello che si intreccia con il buono.

Il gruppo Terziario Donna Confcommercio è sensibile da sempre all’Economia della
cultura e dei saperi. Vuole valorizzare abilità e talento inespressi. Insiste per
questo per premiare merito e capacità ovunque risiedano. Non solo tra le donne.

Proponiamo il Manifesto, per impegnare il nostro mondo al cambiamento. Alla indicazione di modelli nuovi per l’Economia e la Società. Il gruppo Terziario Donna ha una visione aperta, non impone soluzioni. Propone 18 punti, ma aspetta i suggerimenti di quanti vorranno contribuire.

Lo spirito della nostra scelta si può spiegare con le parole di Sant’Agostino, uomo d’azione e innovatore, vescovo e studioso: “Verba movent, exempla trahunt!“ (le parole incitano, gli esempi trascinano!).

Vogliamo incitare e creare buoni esempi. Nella società del mercato la domanda entrale è «quanto costa». Dobbiamo farci guidare anche dal “quanto vale”, dalla qualità delle relazioni tra persone. Dobbiamo essere portatori di fiducia e giustizia, di solidarietà e di amore. Cose che non si comprano ma permettono alle persone di riconoscersi.
Patrizia Di Dio, Vice Presidente nazionale Confcommercio-Imprese per l’Italia

 

Noi imprenditrici e imprenditori “non siamo cittadini-spettatori. Siamo consapevoli e protagonisti. Non ci facciamo vincere dalla paura del declino. Combattiamo, invece, per la prosperità in una società giusta, condizione all’interno della quale ciascuno possa veder realizzata la propria piccola o grande porzione di felicità. Per questo lavoriamo.
Lottiamo. Ci rialziamo nonostante delusioni e difficoltà. Ogni giorno. Tutti i giorni. Ed è la fiducia in quello che siamo stati che ci dà il coraggio. È la fiducia in quello che siamo che ci dà la dignità. È la fiducia nel futuro che ci muove ancora.”
Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia

 

Perché “La democrazia è proprio questo: essere protagonisti, insieme agli altri, del
nostro domani”
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Venerdí 20 settembre presenteremo alla Conferenza di Sistema Confcommercio il Manifesto promosso dalle imprese femminili rappresentate dal nostro Gruppo. Ecco un’anticipazione!

Posted by Confcommercio Terziario Donna on Wednesday, 18 September 2019

I nostri valori

1.

L’economia ha bisogno di nuovi modelli.
Che abbiano al centro prosperità, qualità della vita, convivenza tra diversi, emozioni e felicità. Produzione e scambio devono avere il respiro dell’etica. Cerchiamo il benessere. Ma non c’è benessere senza “Bene Essere”.
2.

Vogliamo un nuovo Umanesimo.
La tecnologia ha uno sviluppo crescente.
Questo è un bene. Ma deve migliorare la libertà e lo spirito. Non deve schiacciarlo con nuove dipendenze e schiavitù.
3.

L’economia ha nella Bellezza del Paese la sua forza. Non c’è crescita né felice né
efficace se lo sviluppo provoca il degrado della terra, dell’aria e del mare. Se distrugge identità e memoria che palazzi e monumenti raccontano e che sempre più persone vogliono conoscere e custodire.
4.

L’Italia offre una merce sempre più richiesta: lo stile di vita. Presentiamo allora
al mondo un Bel Paese che mostra paesaggio e cultura, saperi, modi di vivere e
storia! Ha eccellenze e primati che possono far diventare l’Italia un “ brand” di successo, su cui costruire il nostro futuro di benessere.
5.

La felicità non dipende solo dai beni disponibili. Ma dalla dignità del lavoro,
dalla qualità dell’ambiente, dalla salute, dai rapporti tra le persone, da prospettive serene di vita futura.
6.

Perseguiamo la legalità e i valori della Costituzione con forza, senza se e senza ma.
Non offriamo mai spazio a condizionamenti impropri. Respingiamo l’estorsione e ogni violenza. Rispettare e affermare la legalità è cosa importante in sé. Ma significa anche avere rispetto di noi stessi, il piacere di essere liberi, l’orgoglio di essere degni.
7.

Etica e legalità, onestà e dignità, solidarietà e altruismo non possono essere proclamati. Devono essere praticati nell’interesse di tutti. Danno senso al nostro vivere quotidiano.
8.

Evitiamo gli individualismi rovinosi.
Lavoriamo insieme per essere protagonisti del cambiamento e del futuro. Diamo
compimento alla rappresentanza, al nostro ruolo nella società.
9.

Equità e pari opportunità non sono solo valori di civiltà. Sono questioni di democrazia e di merito. Persino di convenienza economica. È il tempo di un modello di famiglia, sempre più centrato sull’eguaglianza di uomini e donne nei diritti e negli oneri. Dal suo affermarsi deriva una società più giusta e più prospera.

Il nostro modello d’impresa

10.

L’impresa deve sapere includere e rigenerarsi. Deve coniugare tradizioni e territori, innovazione e ricerca, cultura e design, natura e ambiente, profitto e socialità.
I valori che contano in una società, non possono trovare sintesi nel PIL.
11.

Un’impresa senza valori non ha valore.
La responsabilità sociale di impresa dà valore al nostro futuro.
12.

Per noi “fare” significa una cosa sola: fare bene. Dove “bene” significa, pur con i
nostri limiti, fare ogni giorno il meglio che possiamo, fare bene e farlo da persone perbene.

Cosa vogliamo fare

13.

Vivere in una società o essere una società? Scegliamo la seconda opzione. Per
crescere di più e migliorare. Non saremo mai i perdenti della globalizzazione. Noi
siamo i vincenti nelle comunità. Vogliamo il progresso senza disumanizzare.
Senza lasciare nessuno indietro. Senza disuguaglianze o fratture.
14.

Cambiamo cultura e modi. Non solo guardando dentro noi stessi. Ma fuori. Ci
può essere impresa migliore in una società migliore. Società ed economia devono
progredire insieme, l’una integrandosi con l’altra.
15.

I nostri “luoghi” diventano “città” con le attività che mettiamo in moto. E le città devono diventare “comunità di senso”.
16.

Accettiamo la sfida dei mercati globali. Siamo deboli per competere sui prezzi ma possiamo combattere con altre armi. Mettendo al centro l’uomo e le sue emozioni, i suoi gusti e i suoi sensi.
Valorizzando attitudini, premiando i talenti.
Contribuendo con le nostre imprese a migliorare società e ambiente.
17.

Servono nuove leadership. Che si affermino per capacità e merito. Che promuovano l’economia nel Paese. Non mortificando, anzi esaltando il lavoro e la sua dignità, la centralità della persona e l’importanza delle forme di vita di una comunità con le sue relazioni e le sue famiglie.
18.

La società dell’immagine che sempre si espande impone linguaggi nuovi. Non
possiamo sottrarci alla sfida. Dobbiamo sapere ottenere l’ascolto di uomini e donne che cambiano. Parlando non solo alle loro menti ma anche ai loro cuori.

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